Recensione “La strada del ritorno è sempre più corta” di Valentina Farinaccio

Titolo: La strada del ritorno è sempre più corta

Autore: Valentina Farinaccio

Editore: Mondadori

Pagine: 216

Prezzo: € 18,00

Data di pubblicazione:  30 Agosto 2016

 

 

Trama e recensione

L’estate in cui Vera ha cinque anni è una girandola di avventure. Vera è sfacciata e sognatrice: gioca a nascondino con l’amico immaginario Ringo Starr e da grande vuole fare la camionista, come il nonno, per scoprire dove finiscono tutte le strade del mondo. Oltre ai capelli rossi – della stessa tinta con cui i bambini colorano i cuori –, ha ereditato dal papà libraio la passione per le storie: riempie pile di fogli di una scrittura immaginaria per raccontare favole di calzini parlanti e piante grasse dimagrite. Quella dei suoi cinque anni è anche l’ultima estate che trascorre insieme al padre Giordano.

Oggi Vera ha trent’anni, ed è una celebrità della tv: inventa oroscopi irriverenti e graffianti, specie per i nati dello Scorpione, segno zodiacale dell’ex fidanzato che l’ha appena lasciata, mettendola di colpo davanti a tutte le sue fragilità. Perché Vera è cresciuta senza un genitore, ed è come se fosse a metà: ha avuto in dotazione un solo braccio e un solo orecchio, una sola gamba e un solo occhio, e ha riempito tutto quel vuoto di sarcasmo e finta imperturbabilità.

Di suo padre non sa nulla: la madre Lia, credendo di proteggerla e di proteggersi, ha preferito dimenticare. Ma quando riceve un centinaio di pagine scritte da Giordano durante gli ultimi mesi di vita e che parlano proprio di lei, dell’eccentrica Lia che si è ribellata alle leggi ancestrali della provincialissima Campobasso, e della nonna Santa, che ha consacrato la propria vita ai figli, Vera è investita da una sfida: il libro è senza finale. Lei adora gli inizi e odia la responsabilità della fine, eppure è la sola che potrebbe completarlo, è un’occasione unica per incontrare tra le pagine quel padre mancato, e per capire cosa accadde quell’estate in cui tutto è cambiato. 

Un romanzo che suscita emozioni contrastanti come fiumi in piena, capace di farti usare una sfilza di aggettivi, tutti diversi, in fila, per descrivere questo magnifico libro che, nonostante ti frantumi il cuore in mille pezzi, rimane un piccolo tesoro che ti entra dentro e non se ne va mai più via.

Avvincente, sfacciato, meraviglioso, triste, malinconico, toccante e si potrebbe continuare all’infinito; Perché questo romanzo di Valentina Farinaccio è un insieme di gioia e dolore, di imprecazioni e redenzione, di odio e amore. Di opposti. Perché la vita, come si evince nel libro, è fatta di questo e quello, di felicità e sofferenza insieme ed è questo binomio che la rende unica e degna di essere vissuta fino in fondo, come direbbe Lia. Vera, sfacciata oltre ogni misura, disillusa in tutto quello che fa, nel corso della storia arriva a mettersi in discussione, portandosi il peso della sua corazza impenetrabile fatta di dolore, cinismo e sarcasmo che da sempre sono stati i suoi tratti distintivi. La stessa storia è raccontata da più punti di vista per poi primeggiare Vera in tutto il resto del racconto, pagina dopo pagina come se una calamita ti spingesse sempre a girarla per conoscere la scena successiva. Una storia commovente, familiare, che lascia il segno e che invita soprattutto a riflettere profondamente sul tema della morte e della felicità, del “carpe diem” e della redenzione, nonostante gli anni che passano inesorabili.

L’autrice

Valentina Farinaccio è nata a Campobasso e da molti anni vive a Roma. La strada del ritorno è sempre più corta ha vinto il premio Rapallo Opera Prima, il premio Kihlgren, e Adotta un esordiente. Giornalista e critico musicale, scrive per “Il Venerdì di Repubblica”, e parla di musica su Radio Capital e Rai1. Il suo nuovo romanzo, uscito da pochi giorni, si intitola “Le poche cose certe”, sempre con Mondadori.

Spero che la recensione vi sia piaciuta!

Alla prossima segnalazione!

Buona lettura,

Giada Licata.

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