“Rinascere nella bellezza” la manifestazione del Liceo Artistico di Grammichele per commemorare le vittime della mafia

“Rinascere nella bellezza” è stata la manifestazione che ieri, organizzata dal Liceo Artistico “Raffaele Libertini”, si è tenuta nei locali del plesso per commemorare le vittime delle stragi di mafia del 1992. Gli studenti, affiancati da un accompagnamento musicale, hanno recitato passi di lettere e citazioni di importanti figure antimafia e realizzato in loro ricordo dei pannelli affissi sul palco.

 

Giovanni Falcone lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. Francesca Morvillo stava accanto al suo uomo, con perfetta coscienza che avrebbe condiviso la sua sorte, gli uomini della scorta proteggevano Falcone con perfetta coscienza che sarebbero stati partecipi della sua sorte. Giovanni Falcone non poteva ignorare l’estremo pericolo che egli correva perché troppe vite di suoi compagni di lavoro e di suoi amici sono state stroncate sullo stesso percorso che egli si imponeva.

Tratto dall’intervento di Paolo Borsellino tenuto alla biblioteca comunale di Palermo, il 25 giugno del 1992.

Avevo scelto di rimanere in Sicilia e a questa scelto dovevo dare un senso. I nostri problemi erano quelli dei quali avevo preso ad occuparmi quasi casualmente, ma se amavo questa terra di essi dovevo esclusivamente occuparmi. Non ho più lasciato questo lavoro e da quel giorno mi occupo pressoché di criminalità mafiosa”. E sono ottimista perché vedo che verso di essa i giovani, siciliano e no, hanno oggi una attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarant’anni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta.

Tratto dalla lettera che Paolo Borsellino inviò ad una professoressa di Padova, scritta nella mattina del 19 luglio del 1992.

Dopo la lettura dei diversi brani è stata scoperta una targa realizzata dal liceo in cui è riportata la celebre citazione del magistrato Falcone “Gli uomini passano, le idee restano”. Successivamente sono stati piantati due alberi di ulivo, simboli del sacrificio e della dedizione che hanno caratterizzato non solo Falcone e Borsellino, ma tutti coloro che hanno combattuto con spirito di servizio e di giustizia contro la mafia.

Infine il preside, Santo Digeronimo, rese le dovute riconoscenze al lavoro svolto dai suoi studenti e colleghi, ha introdotto l’intervento tenuto da Filippo Sileci, appassionato di storia della mafia, che ha evidenziato come la criminalità mafiosa sia stata sottovalutata e si è a sua volta rinvigorita per via del grave e incosciente silenzio che ha dominato gran parte del secolo scorso. Infatti il fenomeno è stato sottovalutato dalla politica, dalla magistratura, dalla chiesa cattolica, che si è espressa con forza soltanto nel maggio del 1993 con la famosa invettiva di Papa Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, ma soprattutto dagli uomini di cultura. Né Giovanni Verga né Luigi Pirandello, pur descrivendone mirabilmente gli effetti, parlano mai di mafia nelle loro opere, né tanto meno Luigi Capuana che addirittura ne negava l’esistenza. Soltanto il maestro di Racalmuto, Leonardo Sciascia parlerà del fenomeno mafia esplicitamente, nel suo romanzo  ” Il giorno della civetta” edito nel 1961. Ancora più grave il fatto che la parola “mafia” venne introdotta nel codice penale soltanto nel 1982 con l’articolo 416/bis a seguito delle stragi in cui perirono Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa.

L’ultimo intervento, che ha chiuso l’evento, è stato pronunciato dall’assessore Natascia Palermo, che ha rimarcato l’importanza di sconfiggere la mafia prima di tutto dentro di noi e ha ricordato con ammirazione la figura di Peppino Impastato anche lui trucidato dai mafiosi il 9 maggio del 1978.

 

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