Ramacca, riprese le ricerche archeologiche dopo 50 anni

Nel 1971 presenze di vasellame ceramico risalenti all’età del bronzo (3000-1000 a.C.) furono segnalate nel sito di contrada Torricella presso il comune di Ramacca. Per via, così, degli interessanti risultati di ricognizione, l’archeologo genovese Luigi Bernabò Brea decise di predisporre il cantiere di scavo.

Così in questi giorni, dopo circa 50 anni, sono riprese le ricerche archeologiche nell’aerea, grazie a una convenzione siglata tra l’Università di Catania, tramite il Dipartimento di Scienze della Formazione, e la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Catania. Alle attività sul campo si aggiunge la partecipazione dell’associazione ArcheoRama guidata della presidentessa Laura Sapuppo e del direttore del Museo Civico Archeologico, Antonio Cucuzza».

Scavi Ramacca

La referente dell’accordo per l’ateneo catanese è la docente Eleonora Pappalardo, professoressa di archeologia classica al Dipartimento di scienze della formazione. L’attività di scavo riguarda nella fattispecie due aeree: il sito di Torricella, indagato in buona parte durante gli anni ’70 e il sito La Montagna. Quest’ultimo ha restituito nel 1994 un monumentale edificio con banchine al cui interno era stata rinvenuta una fornace poi restaurata. Nella zona a nord-est dell’edificio è stata aperta, nello svolgersi delle indagini attuali, una nuova trincea, seguendo strutture murarie affioranti dagli scavi precedenti e mettendo in luce un nuovo ambiente similare al precedente, ma di dimensioni più grandi e con una stratigrafia più complessa.

Per quanto concerne invece l’insediamento preistorico di Torricella puntualizza la professoressa Pappalardo:

Nel corso di questa campagna si è deciso di chiarire la situazione del cosiddetto “cantiere nord” dove i colleghi che ci hanno preceduto, dotati di eccezionale intuito, avevano scoperto una poderosa struttura muraria ad andamento curvilineo delimitante lembi di piano di calpestio in terra battuta, da riferire alla nota facies siciliana di “Castelluccio

Alle ricerche partecipano anche gli studenti dei corsi di laurea in Beni culturali del Dipartimento di Scienze umanistiche e in Scienze del Turismo del Dipartimento di Scienze della formazione dell’ateneo catanese e Michelangelo La Spina dell’Università di Messina.

 

 

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