Ospedale “Gravina” di Caltagirone: venerdì 26 gennaio prevista protesta degli operatori sanitari

Operatori sanitari e cittadini torneranno in strada per manifestare contro la grave situazione di “estremo pericolo” dell’ospedale Gravina e San Pietro di Caltagirone, dove la carenza di personale ha raggiunto livelli critici. Venerdì 26 gennaio, nel parcheggio antistante l’ospedale, è prevista una manifestazione accompagnata da una raccolta firme, organizzate dal Nursind (il Sindacato delle Professioni Infermieristiche). Secondo il sindacato, mancano almeno cento infermieri, 120 medici e 80 operatori sociosanitari nella dotazione organica.

Salvo Vaccaro, segretario provinciale del Nursind, ha evidenziato che, complessivamente, nel solo presidio Gravina di Caltagirone, si sono persi oltre 100 posti letto a seguito della chiusura, avvenuta due anni fa, della lungodegenza. Le interruzioni ripetute dei servizi, la chiusura di reparti cruciali come la fisiatria-riabilitazione motoria, la neurologia e la stroke-unit, insieme alle chiusure in ortopedia e cardiologia, hanno creato una situazione critica. Le sospensioni costanti dei servizi in oncologia, urologia e chirurgia, dovute a carenze di personale medico, già denunciate dal Nursind nel 2021, hanno portato a episodi di interruzione di pubblico servizio con potenziali esiti tragici.

Il Nursind sostiene che questa situazione costringa i pazienti a rivolgersi ad altre strutture sanitarie o alla sanità privata. Il sindacato si impegna a mantenere alta la voce in difesa del diritto alle cure, invitando tutto il personale e i cittadini a partecipare alla manifestazione di venerdì presso l’adiacente parcheggio auto di via Gravina, autorizzato dal sindaco del Comune di Caltagirone. L’obiettivo è sostenere la battaglia per difendere il diritto alla salute e contrastare il processo di degradazione in corso presso l’ospedale Gravina e Santo Pietro di Caltagirone.

In chiusura, il Nursind avverte che si prospetta la riduzione dell’attività di Emodinamica a 6 ore a partire dal 1º febbraio, poiché sono rimasti solo 2 specialisti, compreso il primario, con conseguenze evidenti sulla rete dell’infarto, mettendo a rischio la salute dei cittadini del comprensorio.

 

di Ferdinando La Mattina

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